Rafting Natura

L’avventurosa discesa in gommone del fiume Lao accompagnati da una Guida Naturalistica. In questo modo avrete l’opportunità di divertirvi e conoscere meglio il selvaggio ambiente delle Gole del Lao. Sono possibili 2 percorsi basici: Canyon di circa 3,5 ore adatto a tutti quelli che hanno confidenza con l’acqua Soft di circa 1 ora per tutti quelli che non hanno estrema confidenza dell’acqua e per famiglie e minori di 13 anni. E’ possibile organizzare percorsi più lunghi con sosta pranzo inclusa. Per prenotare guida@viaggiarenelpollino.it – 347.2631462 Tigli, rudiste, corde d’acciaio, epatiche, salici, pioppi, ontani, merlo acquaiolo, martin pescatore, rocce calcaree levigate, travertini, muschi, cascate che nascono dal sole, sorgenti, rocce che sembrano galleggiare nell’aria e nell’acqua, grotte sospese, radici possenti e tronchi che indicano la via dell’acqua, felci, fichi… non è un film  è la GOLA DEL...
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Web Master Roberto Cosenza

Roberto Cosenza è l’ideatore di Viaggiare nel Pollino che dal 2001 (prima con asklepios.it e poi con viaggiarenelpollino.it) ha messo in rete uno strumento  di promozione del territorio e delle cose migliori e particolari che offre. Sviluppatore software di professione, Roberto si diletta viaggiando per il mondo, cercando di portare quello che c’e’ di buono nella piccola Basilicata. Dopo aver completato i suoi studi in Scandinavia (Danimarca e Svezia) e diversi anni trascorsi a Londra, Roberto si è recentemente trasferito in California (San Francisco) per vedere cosa succede da quelle parti del...
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La Fauna

Nell’antichità Gli antichi abitanti della Grotta del Romito ci ricordano, con il graffito, la presenza del Bue selvatico o Uro 12.000 anni fa; viaggiatori nel Pollino del XXI e dei primi del XX secolo descrivono cacce al Cervo (reintrodotto nel2003) e all’Orso e addirittura citano la presenza della Lince. I toponimi Timpa dell’Orso, Orsomarso, Monte Cerviero sembrano confermare ciò che narrano tali autori, così come il dipinto della visione della Madonna delle Armi, a Cerchiara di Calabria, raffigurante anche due cacciatori e un cervo. Mammiferi Il Capriolo appenninico (Capreolus capreolus) sopravvive nella parte calabra del Parco con circa 40 di esemplari. Rappresenta insieme a quelli del Gargano e di Castelporziano (Roma) i sopravvissuti della sottospecie “Italica”, vale a dire di quella popolazione esistente nell’Italia peninsulare prima della massiccia estinzione provocata dall’antropizzazione umana e sostituita poi dai ripopolamenti con caprioli del nord Europa. In alcuni fiumi del Parco sopravvive la Lontra (Lutra lutra), della famiglia dei Mustelidi, che comprende anche Donnola, Faina, Tasso e Martora: tutte specie presenti nei boschi e nelle campagne del Parco a seconda delle loro esigenze ambientali. La presenza della Lontra è un fatto eccezionale: essa è saldamente legata agli ambienti fluviali puliti, nutrendosi soprattutto di pesci, gamberi di fiume, ed altri organismi acquatici. L’inquinamento delle acque, il bracconaggio per la pregiata pelliccia, e la pesca con uso di veleni ne hanno ridotto di molto l’aerare in Italia. Tra i predatori il più importante è sicuramente il Lupo (Canis lupus italicus), per anni braccato dall’uomo, attualmente è una specie protetta. Le aree più selvagge del Parco hanno rappresentato un importante rifugio per questa specie, sopravvissuto alla mancanza di cibo, costituito prevalentemente da cervi e caprioli, approfittando di discariche e rubando ai pastori agnelli e capretti. (Vai alla pagina dei Links, troverai un bellissimo sito dedicato al Lupo) Altri Predatori sono il rarissimo Gatto selvatico (Felis catus) e la comunissima Volpe (Vulpes vulpes), ladra di galline per necessità data la scarsità delle sue prede naturali. Notevolmente aumentata è la presenza di Cinghiali (Sus scrofa), per le reintroduzioni effettuate dalle associazioni venatorie con esemplari da allevamento, prima della chiusura della caccia. Tra i piccoli mammiferi ricordiamo il nerissimo Scoiattolo meridionale (Sciurus meridionalis), e il Driomio (Dryomys nitedula) piccolo roditore che si pensava assente sul Pollino fino a qualche anno fa, l’assonnato Ghiro (Glis glis) e gli spinosissimi Riccio (Erinaceus europaeus) e Istrice (Hystrix cristata). Errore Flickr API: Photoset...
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Trekking Geologico

Questo è solo un suggerimento per visitare il Pollino seguendo un filo logico. Ovviamente si possono pensare a temi botanici, faunistici, culturali. Primo giorno Presentazione del soggiorno con introduzione alla formazione geologica della terra e ai principali eventi geologici locali. Secondo giorno La formazione della crosta oceanica, la deriva dei contenenti: Visita a Timpa di Pietrasasso, Timpa delle Murge e Monte Pelato. I Pillows, le Ofioliti. Terzo giorno La formazione dei sedimenti calcarei e l’innalzamento della catena: Visita alla Timpa di San Lorenzo e Falconara. Quarto giorno Le glaciazioni e il carsismo, aspetti geomorfologici e vegetazionali: Escursione ai Piani di Pollino, il Pino Loricato, un fossile vivente. Quinto giorno La Valle del Mercure: La lignite, il travertino, i fossili nelle argille del lago. Visita al Museo di Storia Naturale di Rotonda (resti fossili di elefante antico, ippopotamo ed altro) L’uomo: “L’evoluzione culturale”: visita alla Grotta del...
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La Flora

La Serra Dolcedorme (la quota più alta 2267 m.), dista circa 36 km dal Mar Tirreno e appena 25 km dal Mar Ionio; questa vicinanza al mare influenza notevolmente il clima del Massiccio. La latitudine colloca il Pollino in un contesto climatico mediterraneo (umido e piovoso d’inverno, caldo e secco d’estate), ma alle medio-alte quote (sopra i 1500 m) il clima presenta caratteri temperato-oceanici (con frequenti acquazzoni estivi e inverni nevosi). Per incontrare rilievi di pari altezza e natura rocciosa, bisogna percorrere verso nord più di 280 km: si tratta quindi di un rilievo con una posizione relativamente isolata dalle grandi cime appenniniche dell’Italia centrale e alpina, mentre a sud la Sila e l’Aspromonte non superano i 2000 m e sono geologicamente diverse dal Pollino.Infatti, un’altra peculiarità del Parco è di presentare una struttura geologica molto differenziata; questo comporta che boschi e prati si estendano su terreni di origine calcarea, argillosa, marnosa o lavica. Questo mosaico di caratteri climatici, altimetrici, e geologici e la sua posizione avanzata nel Mediterraneo rendono il Pollino una sorta di compendio della Flora, riunendo qui specie diffuse sia sulle coste marine sia in alta montagna, sia in Africa sia nel Nord Europa. La flora del Pollino è rappresentata da almeno 1500 specie delle 5600 censite nel territorio italiano, elenchiamo quindi solo quelle più rappresentative. Leccio (Quercus ilex) Quercia dominante della macchia mediterranea sempreverde, forma boschi dal livello del mare fino a quote di 1000 m. Diffusa alle basse quote del parco, lascia spazio nelle radure a numerose piante aromatiche come il mirto, il rosmarino, la salvia e la lavanda. Faggio (Fagus sylvatica) Le sue estese foreste dominano il Pollino tra i 1100 e i 1900, segnando il limite altimetrico massimo del bosco: al di sopra di esso sull’Appennino esistono unicamente le praterie di altitudine. Esistono faggete particolarmente interessanti per la presenza di esemplari ultracentenari e colonnari sul Cozzo Ferriero, Serra del Prete, la Fagosa, Pollinello, Cozzo Pellegrino, Vallata di Abatemarco. In alcune aree i faggi assumono forme particolarmente contorte tanto da meritarsi l’appellativo di “alberi serpenti”: sotto le pendici della Serra Dolcedorme nei pressi del Piano di Acquafredda e sul Cozzo Pellegrino. Ontano Napoletano (Alnus cordata) Come l’ontano nero è un albero che preferisce i terreni umidi e spesso cresce lungo i fiumi. Si distinguono per l’infruttescenza a forma di piccola pigna. L’ontano napoletano è però diffuso unicamente in Campania, Calabria e Basilicata e...
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